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DAL COLLE DI CORTONA,
UN SALUTO DI FRATERNITÀ E DI AMICIZIA!
La memoria degli 800 anni di vita della comunità clariana cortonese apre alla gratitudine per le antiche radici profonde
che offrono stabilità e nutrimento alla pianticella di oggi. Ravviva, pure, il senso della responsabilità per i virgulti che domani potranno spuntare. Questa responsabilità ce la giochiamo nell’oggi, nel quotidiano talvolta straordinario ma più spesso ordinario,
vivendo il quale passiamo l’uno all’altro la Buona Notizia, come dice il salmista: «Il giorno al giorno ne affida il racconto» (Sal 19,3).
È quanto vorremmo offrire qui, anche questo mese, a chi entra in comunione con il nostro vivere sbirciando dalle finestrelle delle brevi notizie.
Alleanza con il tempo
Quattro stagioni si sono susseguite e, con questo numero della newsletter, arriva a compiere un anno il cammino di condivisione con voi della nostra quotidianità.
Nel cuore c’è tanta gratitudine per il tratto di strada condiviso e per quanto ancora ci verrà donato di condividere, nella gioiosa consapevolezza di essere diretti verso la stessa meta, ciascuno a modo suo per mezzo della forma di vita abbracciata. Interdipendenti, interconnessi, in cammino insieme nello scorrere del tempo: che dono!
Riguardo al dono del tempo, c’è una domanda che porta in sé la forza e la luce che mi aiutano a fermarmi e riflettere su come sto vivendo il tempo, e volentieri ve la condivido:
“Che cosa è il tempo: il nemico che mi sottrae qualcosa o è un alleato che ci fa maturare?”.
Fare alleanza con il tempo… proseguiamo, insieme!
Meravigliarsi
Tra i doni che il Signore mi ha concesso, c’è la gioia di meravigliarmi. È un gran dono, perché mi aiuta a uscire da me stessa e aprirmi allo stupore per ciò che Dio ha creato per noi.
La bellezza dei fiori con il loro profumo…
la frutta, espressione della generosità degli alberi, con la sua bontà…
i giorni che, nel loro scorrere uno dopo l’altro, cambiano il vestito: ora chiaro, ora luminoso, oppure grigio, talvolta scuro…
il sole al tramonto, che incendia l’orizzonte e fa estasiare il mio spirito…
la notte, con le stelle che sembrano tanti brillanti…
So meravigliarmi e gioire di tutto questo?
Signore Dio, quanto sei grande!
Parte di una storia grande
Il 23 gennaio scorso, il Signore ci ha donato di sperimentare in modo particolare quanto sia vivo e fecondo il nostro carisma. I frati della comunità della Verna, quasi al completo, sono venuti a Cortona e, al mattino, erano qui da noi.
Dopo momento di accoglienza, la nostra Madre ha condiviso alcune riflessioni partendo dagli scritti che san Francesco inviò a santa Chiara e alle sue sorelle, che hanno aperto un tempo di scambio fraterno, profondo, arricchente per ciascuno.
Il nostro stare insieme si è concluso in tarda mattinata, rendendo grazie a Dio nell’Eucaristia che abbiamo celebrato.
Ancora adesso che ne scriviamo la gratitudine è grande per quelle ore vissute con i fratelli: insieme, ci sentiamo (e siamo!) parte di una storia grande e bella, che è iniziata con Francesco e Chiara e che ancora continua, nella comunione che il Signore povero e crocifisso ci dona.
Vivo in un Monastero-Museo
Quando sono arrivata al monastero alcuni mesi fa, sapevo di essere capitata in un posto molto speciale. Questo è vero da così tanti punti di vista!
Poco tempo fa una sorella mi ha portata per la prima volta nella cantina. Io pensavo “Boh… una cantina… non sarà niente di speciale” – ma invece lo è! Mi ha fatto capire che non vivo solo in un monastero, ma anche in un museo.
Le stanze enormi mi avvolgevano una dopo l’altra nella mia piccolezza, in un silenzio vivo e pulsante. I muri di pietra e le porte di legno sussurravano storie di un altro tempo e antichi attrezzi ravvivavano accanto a me il quotidiano delle sorelle dei secoli passati. In mezzo a questo mondo fiabesco ho anche trovato la mia parte preferita: il pozzo. Prima, quando passavo nel giardino davanti al pozzo, mi sembrava un buco normale nel suolo con un muro attorno per nascondere le profondità. Dalla cantina, però, si rilevava la sua bellezza incantevole – i raggi di sole scintillavano sull’acqua misteriosa come le stelle dietro alle nuvole in una ventosa notte d’estate. È uno spazio che rende l’eternità visibile.
Insomma, è stata una scoperta inaspettata e meravigliosa e ringrazio Dio che mi ha mandato in un posto così splendido e radicato nella storia.
Pietre che parlano
Eravamo a conoscenza che nella parte muraria della cantina del monastero e nel cortile antistante era stata inglobata una delle antiche cisterne romane di Cortona, ma è stato davvero molto emozionante ripercorrere questo spazio con l’archeologo Paolo Giulierini, convenuto per un sopralluogo insieme a Rita Adreani nell’ambito di un progetto coordinato dal prof. Simone Allegria per celebrare il nostro Ottavo centenario di presenza a Cortona. Ci ha fatto notare particolari che sfuggono anche a chi vi abita da anni. Di questa cisterna rimangono ben riconoscibili tre lati; del quarto, qualche traccia nella parte bassa, e buona parte della pavimentazione. Due ore per intuire quanto l’archeologia sia interessante, non solo per le pietre in sé, ma perché queste sono testimoni della “vita” che le ha abitate e di cui, in qualche modo, siamo eredi. Anche noi siamo chiamate ad abitare gli spazi, il tempo e la storia trasformandoli in vita, possibilmente arricchendoli di valori umani e di fede.
Echi
Ricordo una preghiera dell’ VIII centenario della nascita di santa Chiara (1993), che cominciava così: “Chiara ha vissuto portando nel cuore le ansie e le speranze di tutti gli uomini”. Come lei, anche noi condividiamo gioie, speranze, ansie e dolori di tutti gli esseri umani.
In questo “tutti” ci sono volti e storie, conosciute personalmente o attraverso testimonianze di altri. Questi racconti, fatti quasi sottovoce, come in confessionale, nei nostri parlatori, s’intrecciano con quello che si legge sui giornali e mostrano la realtà in modo più profondo. Il monastero diventa come una cassa di risonanza in cui echeggiano i suoni multiformi del mondo…
In questo “tutti” ci sono anche i vostri volti, le vostre storie, le vostre narrazioni… Da quelle più vicine e concrete è facile allargarsi a quelle sconosciute.
Ci troviamo così a “lottare incessantemente” nella preghiera per questi “tutti” in cui ciascuno è incluso personalmente, come dice san Paolo di Èpafra (lettera ai Colossesi, cap. 4) e la nostra preghiera si fa servizio, facendo nostra la gioia e il dolore di ciascuno, cercando di essere, più e meglio che possiamo, luogo di ascolto e di accoglienza per chi in vario modo bussa alla nostra porta.
Lezioni di vita
Il profeta Geremia vede un vasaio che sta lavorando al tornio e comprende che, come è l’argilla nelle mani dell’artigiano, così è il popolo nelle mani del Signore (Geremia 18,1ss).
Ho visto una sorella mentre incideva una tavoletta di legno. Con paziente oculatezza, toglieva piccole schegge per ricavarne la curvatura di una foglia o di un petalo, oppure per affinare un angolo…, così che la figura prendesse corpo. La cautela e la precisione, la mano ferma e lo sguardo tutto intento all’opera, l’energia del braccio misurata per non rovinarla con un colpo maldestro, mi hanno sollecitato delle domande: quale ‘figura’ sto dando alla mia esistenza? Sto utilizzando i tanti strumenti a mia disposizione con quella stessa attenzione e determinazione, affinché emerga dal mio vivere l’immagine della figlia del Padre?
I piccoli
“Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro appartiene il regno di Dio”. Quando sono di turno in portineria risuona spesso in me questo insegnamento di Gesù.
Chi sono questi “piccoli” di cui il vangelo ci parla? Con l’orecchio e lo sguardo attento li posso riconoscere in chi ogni mattina telefona per pregare insieme una Ave Maria e affidarsi alla Madre di Dio; in chi vuole semplicemente augurare ‘buona giornata’ e informarsi se stiamo bene; ed anche in chi suona la campana per dire che “tutto sommato” può essere felice anche quel giorno, perché gli anziani genitori sono ben custoditi in una RSA e il fratello sta meglio, perché lui incontra gente buona che gli vuole bene, per cui: “Tutto va bene”, e con un sorriso mi tende la mano e riprende la sua strada… I piccoli sono in mezzo a noi, gente che apparentemente non ha nulla, eppure ha tutto ciò che è necessario. Spesso, ripiegati su noi stessi, presi da ragionamenti complicati, da problemi assillanti, non li vediamo, o non li consideriamo; eppure, nella loro semplicità, queste persone sono capaci di donarci sempre un sorriso e di cogliere il buono della loro “piccola” esistenza.
Con corsa veloce, passo leggero, senza inciampi ai piedi,
così che i tuoi passi nemmeno raccolgano la polvere,
sicura, nel gaudio e alacre avanza cautamente sul sentiero della beatitudine.
Chiara d’Assisi
Nel cammino di ogni giorno
il Signore accompagni
i nostri passi!
Le vostre sorelle clarisse